Il tifone che affondò la flotta.
Durante la Guerra del Pacifico uno dei momenti decisivi per la vittoria alleata fu la riconquista delle Filippine occupate dai giapponesi, il cui inizio venne pianificato per la fine del 1944.
Benché inizialmente programmata per il 20 dicembre di quell’anno, a metà settembre i vertici militari americani decisero di anticipare l’invasione al 20 ottobre, per sfruttare il forte momento di difficoltà che stava attraversando l’esercito nipponico.
All’operazione di liberazione dell’Arcipelago avrebbe dovuto partecipare anche la Task Force 38 comandata dall’ammiraglio Halsey: l’esperto comandante conosceva bene i pericoli della guerra ed era ben consapevole che la sua flotta stava per affrontare una delle più aspre battaglie del conflitto, ma mai si sarebbe aspettato un epilogo tanto “inglorioso” quanto quello cui andò incontro.
Nel dicembre del ‘44 difatti la Task Force 38 era salpata alla volta delle Filippine, proprio per partecipare all’invasione dell’arcipelago che era già iniziata il 20 ottobre con la Battaglia di Leyte. Quando quindi la mattina del 17 dicembre l’ammiraglio vide il tempo volgere al brutto, la sua mente in realtà era già assorta nel pensiero dell’imminente battaglia, e il suo proverbiale intuito non fiutò il ben più temibile nemico che gli si stava parando di fronte. Il meteorologo capo, analizzando le scarne informazioni disponibili sulla nave ammiraglia, consigliò un cambiamento di rotta che, alla luce dei fatti, si dimostrò poi disastroso: infatti la mancanza di dati precisi su intensità e direzione dei venti nelle aree circostanti portò la flotta direttamente nel cuore di un violentissimo tifone, cui in seguito venne assegnato il nome di “Cobra”, proprio per i suoi letali effetti.
La flotta si disperse su un’area di 6500 km2, mentre venti da 185 km/h, con raffiche però fino a 200 km/h, e onde alte anche più di 20 metri, investirono violentemente la maggior parte delle imbarcazioni: quasi 150 aerei vennero sbalzati fuori dalle portaerei più piccole e inghiottiti dalle acque dell’Oceano, incapaci di tenere il mare in burrasca, mentre tre cacciatorpedinieri affondarono con ben 790 uomini a bordo, di cui solo 82 si salvarono dalle acque in tempesta.
Dopo il passaggio del tifone la Task Force era talmente malconcia da rendere impossibile la sua partecipazione al più sanguinoso combattimento della Guerra del Pacifico, la Battaglia di Luzon (dal nome dell’isola dell’Arcipelago delle Filippine su cui è situata la capitale Manila), in cui tra il 9 gennaio e il 30 giugno del 1945 si fronteggiarono circa 250 000 soldati americani al comando del generale MacArthur e più di 260 000 uomini dell’esercito nipponico agli ordini del comandante Yamashita.
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